Dal 2012 è iniziato il percorso del Gruppo di lavoro ”Fiabe e sogni” alla Casa delle Donne di Ravenna.
La ricerca sull’Inconscio delle donne è iniziata nel 2012 quando alla Casa delle donne di Ravenna si è costituito il primo gruppo di studio sulla psiche femminile che avesse per tema la produzione di scritti svolti a coscienza abbassata, si è scelto di scrivere seguendo lo stile della fiaba. Marie Louise von Franz la psicoanalista svizzera che ha scritto “Le fiabe interpretate”, “Il femminile nella fiaba” e tanti altri libri sulla decodifica del simbolismo dell’inconscio, è stata di ispirazione e guida per il gruppo che inizialmente si era dato il nome “Fiabe e Trame”, poi “Ricerca sull’Inconscio: Fiabe e Sogni”. Attualmente i gruppi di lavoro sono due perché sono partiti in due tempi diversi, ma la ricerca confluisce in un unico percorso.
Desideri e bisogni delle donne spesso restano inespressi sotto il livello di coscienza, è possibile portarli alla luce diminuendo la pressione che la coscienza e l’educazione fornita dalla cultura, intrisa di pregiudizi patriarcali, esercita sulla mente?
Quasi dieci anni di ricerca continuativa e introspettiva ha consentito di trovare alcune risposte inerenti gli Archetipi e il Processo di Individuazione. Ogni partecipante scrive una fiaba quando ne sente il desiderio o il bisogno: abbassa il livello di coscienza e scrive: “C’era una volta…” Si presentano personaggi immaginari o reali che non sono altro che parti di sé spesso inconsapevoli che dialogano e si rapportano alla coscienza.
La società di oggi favorisce l’estroversione e l’adesione a stimoli esterni culturali, sociali, politici, mondani e conviviali. Trovare momenti per se stesse e per l’introversione non è facile. Questo gruppo favorisce lo stimolo a guardarsi dentro e a condividere con altre donne la pratica dell’introspezione e i frutti individuali raccolti, stimolati dalla ricerca che anche le altre conducono. Ognuna segue il suo fil rouge, la propria crescita individuale nella direzione della trasmutazione come suggerisce la psicoanalisi e come gli antichi alchimisti proponevano, e anche come la ricerca delle femministe coi “gruppi di autocoscienza”. Qui si procede seguendo le produzioni oniriche e scritte dalle donne con l’aiuto del simbolismo dell’inconscio a del contributo di una psicoanalista a indirizzo junghiano.
L’aspetto conviviale e la raccolta di confidenze sospendendo il giudizio e accogliendo le differenti modalità di vivere e i differenti destini hanno caratterizzato il modo di stare insieme. Si è creata amicizia e solidarietà fra le donne che hanno continuato a scrivere fiabe e a condividerle in piccoli gruppi e mensilmente in grande gruppo.
Le fiabe sugli animali hanno per tema gli istinti come simbolo di risorse della psiche, come nella fiaba classica “Il gatto con gli stivali” o come animali del bosco e uccellini che indicano la strada a Biancaneve dove essere accolta nella casa in mezzo alla natura. Seguire la propria “natura” e trovare se stesse sono le indicazioni archetipiche che le fiabe ripropongono. Interrogare la propria parte femminile “Anima” e la propria parte maschile “Animus” per farle dialogare e armonizzare significa rinnovare i propri criteri di autostima, piacersi e ascoltare il proprio sentito per prendere decisioni. Mi ascolto, comprendo le varie parti di me che metto in dialogo e prendo la decisione seguendo il mio cuore e la mia testa. Questo è il “Misterium coninctionis” .
L’antica saggezza trasmessa di generazione in generazione ricorda motivi e dinamiche utili per risolvere i problemi. Le fiabe possono essere interpretate come i Sogni seguendo la traccia che Jung e la von Franz suggeriscono: Contesto, Personaggi, Peripezia, Soluzione del problema. Sì le fiabe trattano un problema che sorge dalla coscienza abbassata, o dall’inconscio e l’inconscio suggerisce la soluzione. Spesso le soluzioni che vanno sempre lette dal punto di vista simbolico, non erano affatto previste dalla coscienza, perciò aggiungono valore alla ricerca soggettiva.
Le intuizioni che ogni donna percepisce confluiscono in una ricerca comune che ha dato il via a ipotesi nuove sull’idea di protezione che le donne preferiscono farsi da sole, sull’idea di cura di sé, da diversificare dalla cura intesa come servizio agli atri che può essere una scelta e non un dovere sociale o culturale.
Il periodo del Covid ha portato a molte riflessioni sulla malattia, la solitudine, la morte, la fiducia e la speranza. Ne è uscita una pubblicazione: “Le fiabe al tempo del CoronaVirus”. É in fase di scrittura il libro “Inconscio e Fiabe” che raccoglie l’esperienza dei 10 anni di lavoro di 24 donne coordinate dalla Psicoterapeuta Giancarla Tisselli